Intervista a Emma Arizza e Stefano Marzanni

Qual è il primo ricordo della tua vita legato alla musica che ti viene in mente?

Emma Arizza: Le meravigliose colonne sonore dei cartoni Disney! E poi ho un ricordo di me da piccola sul divano insieme a tutta la mia famiglia, mentre ascoltiamo il concerto di Capodanno da Vienna trasmesso in televisione.

Stefano Marzanni: Ho un ricordo di me da piccolo che, mentre giocavo, ascoltavo tantissima musica italiana degli anni ‘60, ‘70, ‘80 mentre mia mamma lavorava in casa. Avevo una batteria che mi era stata regalata da uno zio e ogni tanto correvo a battere il tempo… o meglio, picchiare a caso sullo strumento.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare uno strumento musicale?

Emma: La musica è sempre stata in casa, mio papà infatti suona il pianoforte e mia mamma è appassionata d’opera. Mi piaceva l’idea di suonare il violino perché volevo avere qualcosa di speciale, una “cosa” tutta mia che mi potesse contraddistinguere dagli altri bambini. Inoltre, ho sempre pensato che in qualche modo questo strumento mi assomigliasse: ero una bimba piccola, ma molto determinata e il violino, seppure piccolo, ha un suono molto potente!

Stefano: La musica mi è sempre piaciuta sin da quando ero piccolo. Sono sempre stato attratto dal suono degli strumenti e ricordo che non perdevo l’occasione di usare tutto ciò che mi capitava a tiro per fare rumore, battere il tempo o cantare a squarciagola. Volevo inizialmente suonare la chitarra, ma all’epoca non c’erano chitarre adatte a bambini così piccoli (avevo 5 anni e una di dimensione normale mi avrebbe probabilmente causato la scoliosi). Mi dissero di rimediare sul pianoforte che inizialmente non avrei mai scelto come strumento…

Quando hai capito che eri brav* in quello che stavi facendo e che questa attività avrebbe occupato una parte importante della tua vita?

Emma: Quando ho cominciato a esibirmi in pubblico e a vincere i primi concorsi per giovani e giovanissimi. Mi veniva spesso detto che io e il violino eravamo una cosa sola, un tutt’uno. È stata una progressione molto naturale, ho cominciato a prendere tutto molto più seriamente un po’ per volta.

Stefano: Ho studiato legge per qualche anno e ricordo che sotto il libro di diritto costituzionale durante le lezioni avevo sempre le Ballate di Chopin o qualche altro spartito che analizzavo a tavolino. Quelli sono stati i momenti in cui ho capito che avrei dovuto fare una scelta e dedicarmi solamente alla musica. Quanto al realizzare di essere bravo, come dicono qui in Inghilterra “it’s a work in progress!”

Ci sono stati dei momenti in cui avresti voluto mollare tutto e cambiare direzione?

Emma: Come tutti, ho avuto momenti di ripensamento e faccio tuttora molte riflessioni, ma non ho mai voluto cambiare direzione o scegliere un’altra professione.

Stefano: L’ho fatto! Ho cambiato direzione molte volte e continuo a farlo tuttora esplorando diversi ambiti della musica, dalla produzione, al sound design, al jazz, ecc. Il comune denominatore resta sempre la musica, che sicuramente non abbandonerò mai.

Qual è il momento più emozionante che ricordi della tua carriera musicale?

Emma: Ogni esperienza musicale fa vivere un’emozione a sé, ma se dovessi prendere un momento particolarmente intenso, probabilmente sceglierei quando nel dicembre 2019 ho eseguito a Betlemme un concerto di Mozart da solista. Durante il giorno, insieme ai ragazzi dell’orchestra abbiamo visitato i luoghi sacri e la sera del concerto mi sono emozionata sul palco, ripensando a quello che avevo visto. È stato magico!

Stefano: Quando ho suonato all’Opera House a Dubai con una jazz band. Alla fine del primo set, ho suonato un pezzo solo piano e voce con il mio amico cantante. Sul finire della canzone a mia insaputa, mi ha lasciato solo sul palco, così che io potessi chiudere il pezzo con un’improvvisazione solo piano. C’erano 1700 persone che mi stavano ascoltando e né io né loro sapevamo che note sarebbero uscite dalle mie mani per quella conclusione…è stato come avere un potere immenso.

Ci raccontate come vi siete conosciuti? Cosa vi piace del modo di suonare dell’altro e come mai avete deciso di suonare insieme?

Emma: A Londra, alla fine di un concerto alla Royal Albert Hall. Eravamo entrambi lì ad ascoltare il pianista (che poi sarebbe diventato il ragazzo di mia sorella!). Siamo andati tutti insieme dopo il concerto a mangiare una pizza ed è così che ci siamo conosciuti e abbiamo cominciato a frequentarci.

Stefano: Per me Emma “è” il violino e rappresenta tutto quello che ho scoperto sul mondo violinistico, quasi con l’esperienza dei primi occhi. Mi piace molto la sua espressività e naturale musicalità. Emma è molto istintiva quando suona e trovo affascinante che suoni brani di musica classica quasi come se li stesse improvvisando al momento.

Emma: Amo il fatto che Stefano possa spaziare da un genere all’altro mantenendo sempre una qualità altissima e un gusto musicale che lo contraddistingue. Questo fa sì che quando affrontiamo brani di musica classica, il suo approccio sia davvero di larghe vedute. Il nostro primo debutto insieme è stato nel 2019, quando abbiamo suonato un nostro arrangiamento come apertura degli ATP Tennis Championships, proprio alla Royal Albert Hall, che per l’occasione era stata trasformata in un campo da tennis! Abbiamo poi proseguito durante il lockdown, quando siamo rimasti bloccati nel nostro appartamento a Londra e io avevo bisogno di un pianista che suonasse con me e mi aiutasse nello studio.

C’è un brano musicale a cui sei particolarmente legat*? Vuoi dirci qual è e come mai?

Emma: Il Concerto di Sibelius, perché è il primo brano che ho eseguito da solista con una grande orchestra sinfonica, e il Trio di Mendelssohn in re minore perché l’ho suonato per anni con le mie sorelle e ci sono molto affezionata.

Stefano: Eine Kleine Nachtmusik di Mozart, perché è uno dei primi brani di musica classica che ricordo di aver ascoltato, in cassetta.

Hai altre passioni oltre a suonare il tuo strumento (sport/lettura/viaggi/hobby vari/ecc.)?

Emma: Adoro la tecnologia e le visual arts, le lingue, il viaggiare e provare cucine nuove, mi definirei una foodie… sto anche migliorando in cucina! E poi, sono una ragazza di 25 anni quindi direi… sicuramente la moda e il make-up!

Stefano: Mi piace molto leggere e sono un eterno studente. Mi piace molto viaggiare e ogni tanto fare sport come andare a correre, nuoto e scii. E confermo che Emma sta diventando molto brava in cucina!

Ascolti altri tipi di musica oltre a quella che suoni? Se sì, quali?

Emma: Mi piace molto ascoltare jazz pre-anni ‘60 e vecchie canzoni italiane. Sono una nostalgica! Ogni tanto mi capita di ascoltare anche musica orchestrale e le mie arie d’opera preferite.

Stefano: Mi trovo ad ascoltare dai canti gregoriani a Boulez, passando per Puccini, Miles Davis Quintet, i raga di Ravi Shankar ed Elton John… la mia testa musicale è un gran casino!

C’è un disco – di qualsiasi genere – che consiglieresti a tutti di ascoltare?

Emma: Ella and Louis di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong e The Complete Album Collection di Jascha Heifetz. Per me è “il violino”!

Stefano: Vista la risposta alla domanda precedente, per me è davvero difficile rispondere. A chi non ha mai ascoltato nulla sull’improvvisazione consiglierei di ascoltare un disco di Keith Jarrett da solista. A chi non sa nulla di musica classica consiglierei una esperienza come la Nona Sinfonia di Beethoven o un’opera di Puccini, come Tosca.

Qual è il libro che leggerai quest’estate?

Emma: Sono a metà di Sapiens, da animali a dei di Yuval Noah Harari, ma ho poi interrotto per mancanza di tempo… conto di finirlo sotto l’ombrellone!

Stefano: Ho un conto in sospeso con Guerra e Pace di Tolstoj, che di solito non riesco mai a far stare nel bagaglio a mano Ryanair. Vorrei poi leggere La visione dall’interno di Semir Zeki e approfondire diversi studi fatti negli ultimi vent’anni sulla neuroestetica e la correlazione tra arte e cervello, una mia nuova passione